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martedì 27 aprile 2021

UNA NUOVA PRESENZA LIBERALSOCIALISTA LIMITI, MA ANCHE VALORI

 AVVERTENZA: Mi è tornato alla ribalta, quasi per caso, questo articolo che scrissi per la rivista online pensalibero.it con data di pubblicazione 17 gennaio 2011. Ripeto: 17 gennaio 2011. Dieci anni sono passati. Eppure, pur con l'insorgere di nuove situazioni, grillini per un conto, ristrutturazione e potenziamento della destra per un altro, i problemi della sinistra democratica e riformista sono sempre allo stesso punto. Sarà un caso o sarà un po' anche colpa nostra?


 

 

Provo a ragionare sull’attuale situazione per vedere se mi convinco della necessità di un rilancio dell’iniziativa delle forze socialiste,  liberali e riformiste, area alla quale mi sento di appartenere; e diciamo anche al metodo, ma non di più perché la politica la dobbiamo ancora inventare. Per farlo ci sono ancora da superare diversi limiti.

 

Cominciamo dal primo. Ammettiamo che, almeno in senso culturale, si tratta di un’area abbastanza vasta e dagli incerti confini. E’ invece un’area invece molto più ristretta – non vorrei dire insignificante - dal punto di vista di presenza nell’attuale dibattito politico, sempre che di dibattito politico si possa parlare in questa ormai troppo lunga stagione della cosa pubblica. Più che di tornare ad una nobiltà della politica che non c’è mai stata, l’imperativo è quello di andare oltre questa stagnante volgarità,  ma per ora si tratta solo di un’esigenza di galateo.

 

Abbiamo poi un intralcio di persone: esponenti e componenti più o meno ereditati dalla vecchia politica, che a lungo hanno civettato – quelli che non si sono schierati in maniera organica -  con i poli dominanti di questa seconda repubblica, in maniera quasi sempre acritica, ricevendone in cambio carote, ma più spesso bastonate.

 

C’è anche un problema di spazio fisico, che appare ridursi in presenza dei tentativi di costituire un terzo polo, a livello parlamentare con le forze già esistenti ed i transfughi degli altri schieramenti, ma anche a livello civile con le prediche e le inespresse intenzioni politiche dei Montezemoli di turno.

 

Se poi guardiamo al PD, che per alcuni potrebbe sembrare un’area naturale di approdo critico, potremmo dire che lì dentro c’è di tutto, in maggiore o minore misura, tranne che l’anima laica, completamente inespressa; e la cultura riformista, che dopo la caduta del muro avrebbe dovuto prendere il sopravvento, stenta a farsi largo tra alcuni massimalismi più ostentati che reali, le pratiche gestionali e le derive cristiano-sociali, espressione di una cultura solidarista, ma non necessariamente e convintamente riformiste o riformatrici.

 

Si era rivolta l’attenzione anche – e con un certo favore - all’iniziativa di Vendola, quando sembrava proporre un progetto per  costituire una sinistra non conformista, liberata dal marxismo immaginario dei Ferrero e dei Di Liberto, però lo stesso leader pugliese non sembra riesca a tradurre in proposta politica l’indubbia simpatia ed anche il seguito che si è procurato, sballottato come si ritrova tra primarie negate e vecchie suggestioni populiste.

 

Allora non ci rimane che ripensare i motivi della nostra presenza. E ne abbiamo dette, su Pensalibero e nei nostri convegni, però siamo sempre rimasti al palo e mi sono quasi convinto del fatto che ci culliamo troppo nelle ragioni del passato, e peggio ancora ciascuno nella sua tradizione personale. Questo è il risultato anche di parole d’ordine che a noi sembrano mobilitanti, ma che alle componenti sociali che vogliamo interessare ed anche alle giovani  generazioni dicono poco o nulla; specialmente per queste ultime che partono da condizioni di vita, relazioni sociali e forme di comunicazione del tutto diverse.

 

E’ vero però che la forma di cultura politica che ci accomuna, una volta spogliata dei limiti e delle contraddizioni che prima ho cercato d’illustrare, possiede valori che vanno al di là sia della tradizione che delle forme attuali e questo è il concetto che sta a noi diffondere. Perché ciò sia possibile è però necessario che questa stessa cultura divenga prevalente ed ottenga consensi non solo presso i nostri ristretti circoli, ma presso gli ambienti che nell’ambito economico, sociale ed intellettuale oggi in Italia formano opinione e determinano comportamenti. Da questi ambienti, anche quelli più aperti ed avanzati, più che esclusi siamo non considerati e potremo recuperare solo se riusciremo a far passare il messaggio che occorre, per usare l’espressione del nostro direttore, introdurre un elemento innovatore nel sistema e che questo elemento può essere solo una forza unica d’ispirazione laica e liberalsocialista.

 

Silla Cellino

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