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venerdì 28 febbraio 2014

Perché l'Italia di Renzi guarda alla Tunisia prima che all'Europa


Bene, cominciamo a parlare di Renzi con un approccio diverso, anche perché un bel gioco deve durare necessariamente poco e ora che tutte le critiche, tante  e la maggior parte attinenti, cominciano a rivoltolarsi su se stesse, bisogna vedere che cosa si vuol fare se si vuole sopravvivere. Cominciamo dalla politica internazionale, anzi no, quella estera, perché quella internazionale da un pezzo la fanno gli altri, quella estera invece la possiamo fare anche noi, cioè gli italiani, nonostante da un pezzo vi abbiamo rinunciato.

Presi come siamo da tutto il gossip sui futuri assetti del governo o del sottogoverno, sui poteri forti e le eminenze grigie o sulle ipoteche di Berlusconi si stenta ad accorgersi che il nuovo presidente del consiglio farà bene o farà male, fa però come gli pare. Non poteva perciò mancare che lo facesse anche sul piano delle iniziative verso l’estero. Niente Europa, ci sono a breve le elezioni per quello e poi ci sarà tempo ed opportunità durante il semestre, cominciamo invece ad occuparci del Mediterraneo e andiamo in Tunisia. Non è una novità, da sempre abbiamo rivendicato un ruolo in quest’area, una volta cruciale per il mondo intero, ora un po’ meno, ma pur sempre teatro di eventi che ci coinvolgono indirettamente e spesso anche in maniera fin troppo diretta. Anche Bersani, dopo aver vinto le primarie, fece un viaggio che lo portò in diversi paesi nordafricani e finanche in Israele, ma se ne trasse l’impressione che alla fine si sia risolto in poco più che una scampagnata.

Si avverte perciò – almeno io la provo – una certa dose di curiosità per questa iniziativa un po’ irrituale per un presidente del Consiglio appena investito e questa curiosità evidentemente è avvertita anche da qualche osservatore fuori dal nostro paese. L’intervista che segue non riporta il parere di politici, ma di un tecnico dei rapporti internazionali, con particolare riferimento all’area mediterranea. Non afferma cose trascendentali, tante si sapevano già, ma riscopre che anche l’Italia ha un ruolo e a questo da almeno vent’anni e passa,  non eravamo più abituati. Buona lettura.

Intervista a Jean François Coustillière

Nel suo discorso davanti al Parlamento italiano il nuovo capo del governo, Matteo Renzi, ha reso noto che si sarebbe recato in Tunisia per la sua prima visita ufficiale. E non a Bruxelles o a Berlino. Ha spiegato soprattutto che egli si augura che “mare nostrum”, l’espressione usata dai Romani nell’antichità, possa tornare centrale nella politica italiana. Jean François Coustillière, consulente  per le questioni euro-mediterranee, ci spiega perché la Tunisia possa essere partner preferenziale per l’Italia.

Domanda. Il nuovo capo del governo italiano, Matteo Renzi, ha scelto di recarsi in Tunisia per la sua prima visita ufficiale, augurandosi che il Mediterraneo riacquisti centralità. Perché ha scelto Tunisi e non Bruxelles o Berlino?

Coustillière. Molti argomenti possono giustificare questa scelta. C’è innanzi tutto la sensazione, in Italia, che l’Unione europea la consideri un partner di seconda schiera, pur esigendo molto da essa e l’Italia ha probabilmente bisogno di affermarsi di fronte alla UE. Ma soprattutto Matteo Renzi, che è un uomo che va di fretta, ha stabilito i suoi obiettivi prioritari. Pensa, a mio avviso, che le relazioni con l’UE siano quelle che sono e che non è una visita a Bruxelles o a Berlino che possa cambiare qualcosa e quindi che questo discorso potrà essere ripreso più tardi. Invece Matteo Renzi vuole assolutamente incentrare di nuovo la politica italiana sul Mediterraneo, che è per l’Italia un elemento centrale della sua politica estera, un po’ messo in disparte dal suo predecessore. Vuole in qualche maniera giocare presso l’Unione Europea la carta dell’avvocato del Mediterraneo partendo dalla Tunisia, che in pratica oggi è l’unica potenza del sud del Mediterraneo con cui l’Italia può confrontarsi da governo a governo in modo serio.

Domanda. L’Italia sta organizzando un incontro a Tunisi, considerando la Tunisia una priorità nella sua cooperazione internazionale e offrendo alla Tunisia nuovi crediti destinati alle piccole e medie imprese. Quali sono gl’interessi economici dell’Italia in Tunisia?

Coustillière. L’aspetto economico è uno dei tracciati che possono giustificare l’interesse italiano a porre la Tunisia fra i suoi partner preferiti. L’Italia infatti intrattiene da molto tempo relazioni economiche forti con la Tunisia, che generano peraltro importanti relazioni umane. E, dal momento che operano in Tunisia oltre 50.000 imprese italiane, soprattutto nel settore dell’abbigliamento e alimentari, queste trovano delle difficoltà in seguito ai vari rivolgimenti che sono avvenuti in Tunisia dal 2010 ad oggi. Le normative hanno conosciuto cambiamenti e sono allo stato fluttuante, ed è così che certe imprese italiane hanno trovato difficoltà con le nuove leggi. A mio avviso c’è un capitolo urgente da trattare per ristabilire l’accessibilità delle imprese italiane e fare in modo che esse non tornino in Italia ad ingrossare il lotto delle imprese che si trovano già in difficoltà con la crisi europea.

Domanda. Perché l’Italia si rivolge verso la Tunisia più che verso la Libia, che era uno dei suoi maggiori partner?

Coustillière. L’Italia in effetti aveva delle relazioni estremamente forti e proficue con la Libia, con importanti investimenti italiani sul territorio libico e accordi su fonti energetiche. L’Italia oggi ha bisogno di ristabilire queste relazioni, ma non può farlo direttamente, causa l’attuale disordine in quel paese. Può essere che Renzi intenda ristabilirle facendo leva sulla Tunisia che conosce bene il suo vicino libico? Questo potrebbe aver contato nella decisione del nuovo capo del governo italiano di recarsi a Tunisi.

Domanda. Le relazioni tra l’Italia e la Tunisia sono sempre state sul bello fisso?

Coustillière. In senso generale sì. L’Italia ha difficoltà con la Tunisia quando entra in concorrenza con la Francia. Evidentemente ci sono stati dei momenti più o meno delicati, ma non sono mai durati a lungo; e ciò è avvenuto soprattutto quando un uomo politico italiano, Bettino Craxi, accusato di corruzione, si era rifugiato in Tunisia negli anni novanta. A parte questi incidenti secondari, le relazioni bilaterali sono sempre state forti. Le trasmissioni italiane sono molto seguite in Tunisia, i prodotti italiani sono molto apprezzati dai tunisini e le imprese italiane s’impiantano sempre più in Tunisia.

Domanda. L’adozione di una nuova Costituzione in Tunisia può essere un buon segnale per il miglioramento delle relazioni con l’Italia?

Coustillière. Sì, è un buon segnale. Se si guardano i paesi del sud del Mediterraneo, ad eccezione del Marocco e dell’Algeria, che hanno regimi forti e in cui potenze più importanti dell’Italia hanno già investito molto, tutti gli altri paesi non hanno governi rappresentativi oppure sono stati costituiti in maniera del tutto contestabile e rischiamo di delegittimarsi abbastanza rapidamente. La Tunisia era il partner forte dell’Italia nel Maghreb. La rivolta del 2011 ha destabilizzato questo paese, mettendo in campo autorità che non erano capaci di dare priorità all’economia, fino al momento in cui è stata adottata questo costituzione; quindi la prospettiva che la Tunisia divenga un partner affidabile, credibile e di fiducia è aperta. Gli italiani perciò percepiscono che il riavvicinamento e la ripresa dei negoziati con la Tunisia è anche un mezzo per contribuire al rafforzamento ed alla stabilità del potere tunisino. Peraltro ognuno resta perfettamente consapevole che sarà necessario superare parecchie tappe prima di raggiungere una reale stabilità del paese. Essendo uno dei primi europei a lanciare la scommessa verso la Tunisia, Matteo Renzi ha tutto da guadagnare se questo funziona.

Domanda. L’anno 2013 è stato particolarmente colpito dai drammi migratori avvenuto nelle acque mediterranee, particolarmente a Lampedusa. L’espressione “mare nostrum” utilizzata da Matteo Renzi non è un po’ utopistica quando si sa che le relazioni tra Italia e Tunisia possono essere tese per effetto dell’immigrazione?

Coustillière. Sì, ed è per questo che l’Italia ha impegnato 73 milioni di euro per aiutare la Tunisia a creare piccole e medie imprese e sviluppare così posti di lavoro che potrebbero contribuire a stabilizzare l’immigrazione. In effetti è un compito difficile per l’Italia e la Tunisia. Ma, a differenza di altre nazioni europee, l’Italia ha sempre fatto la scelta di una politica bilaterale in questo campo, ancor prima di pensare ad integrarsi in un dispositivo europeo oppure in dispositivi come il processo di Barcellona o l’Unione per il Mediterraneo. La questione migratoria resta uno dei problemi maggiori per l’Italia perché una gran parte dei migranti passano per Lampedusa. Ma finché non si farà nulla per permettere alla Tunisia di gestire i suoi problemi di frontiere, sia al nord che al sud, il problema non potrà essere risolto. Io non sono sicuro che le disposizioni adottate dall’Italia abbiano effetti positivi fin dal 2014, ma il tentativo merita di essere fatto. La visita di Matteo Renzi potrebbe permettergli di fare il punto su questo capitolo di politica estera e al tempo stesso verificare se i 73 milioni di euro sono utilizzati per una buona riuscita.

Intervista a cura di Anaïs Lefébure, Jol Presse – France in http://www.jolpress.com/italie-matteo-renzi-tunisie-article-824677.html

Jean François Coustillière è specialista di relazioni internazionali nel Mediterraneo, già in servizio nella Marina Francese ed ora animatore del Centro studi JFC Conseil, dedicato alle questioni mediterranee e dell’associazione Euromed-IHEDN, sempre attiva su questi argomenti.

Presentazione e traduzione dal francese a cura di Silla Cellino


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