Bene,
cominciamo a parlare di Renzi con un approccio diverso, anche perché un bel
gioco deve durare necessariamente poco e ora che tutte le critiche, tante e la maggior parte attinenti, cominciano a
rivoltolarsi su se stesse, bisogna vedere che cosa si vuol fare se si vuole
sopravvivere. Cominciamo dalla politica internazionale, anzi no, quella estera,
perché quella internazionale da un pezzo la fanno gli altri, quella estera invece
la possiamo fare anche noi, cioè gli italiani, nonostante da un pezzo vi
abbiamo rinunciato.
Presi come
siamo da tutto il gossip sui futuri assetti del governo o del sottogoverno, sui
poteri forti e le eminenze grigie o sulle ipoteche di Berlusconi si stenta ad
accorgersi che il nuovo presidente del consiglio farà bene o farà male, fa però
come gli pare. Non poteva perciò mancare che lo facesse anche sul piano delle
iniziative verso l’estero. Niente Europa, ci sono a breve le elezioni per
quello e poi ci sarà tempo ed opportunità durante il semestre, cominciamo
invece ad occuparci del Mediterraneo e andiamo in Tunisia. Non è una novità, da
sempre abbiamo rivendicato un ruolo in quest’area, una volta cruciale per il
mondo intero, ora un po’ meno, ma pur sempre teatro di eventi che ci
coinvolgono indirettamente e spesso anche in maniera fin troppo diretta. Anche
Bersani, dopo aver vinto le primarie, fece un viaggio che lo portò in diversi
paesi nordafricani e finanche in Israele, ma se ne trasse l’impressione che
alla fine si sia risolto in poco più che una scampagnata.
Si avverte
perciò – almeno io la provo – una certa dose di curiosità per questa iniziativa
un po’ irrituale per un presidente del Consiglio appena investito e questa
curiosità evidentemente è avvertita anche da qualche osservatore fuori dal
nostro paese. L’intervista che segue non riporta il parere di politici, ma di
un tecnico dei rapporti internazionali, con particolare riferimento all’area
mediterranea. Non afferma cose trascendentali, tante si sapevano già, ma
riscopre che anche l’Italia ha un ruolo e a questo da almeno vent’anni e
passa, non eravamo più abituati. Buona
lettura.
Intervista a Jean François Coustillière
Nel suo
discorso davanti al Parlamento italiano il nuovo capo del governo, Matteo
Renzi, ha reso noto che si sarebbe recato in Tunisia per la sua prima visita
ufficiale. E non a Bruxelles o a Berlino. Ha spiegato soprattutto che egli si
augura che “mare nostrum”, l’espressione usata dai Romani nell’antichità, possa
tornare centrale nella politica italiana. Jean
François Coustillière, consulente
per le questioni euro-mediterranee, ci spiega perché la Tunisia possa
essere partner preferenziale per l’Italia.
Domanda. Il
nuovo capo del governo italiano, Matteo Renzi, ha scelto di recarsi in Tunisia
per la sua prima visita ufficiale, augurandosi che il Mediterraneo riacquisti
centralità. Perché ha scelto Tunisi e non Bruxelles o Berlino?
Coustillière. Molti
argomenti possono giustificare questa scelta. C’è innanzi tutto la sensazione,
in Italia, che l’Unione europea la consideri un partner di seconda schiera, pur
esigendo molto da essa e l’Italia ha probabilmente bisogno di affermarsi di
fronte alla UE. Ma soprattutto Matteo Renzi, che è un uomo che va di fretta, ha
stabilito i suoi obiettivi prioritari. Pensa, a mio avviso, che le relazioni
con l’UE siano quelle che sono e che non è una visita a Bruxelles o a Berlino che
possa cambiare qualcosa e quindi che questo discorso potrà essere ripreso più
tardi. Invece Matteo Renzi vuole assolutamente incentrare di nuovo la politica
italiana sul Mediterraneo, che è per l’Italia un elemento centrale della sua
politica estera, un po’ messo in disparte dal suo predecessore. Vuole in
qualche maniera giocare presso l’Unione Europea la carta dell’avvocato del
Mediterraneo partendo dalla Tunisia, che in pratica oggi è l’unica potenza del
sud del Mediterraneo con cui l’Italia può confrontarsi da governo a governo in
modo serio.
Domanda. L’Italia
sta organizzando un incontro a Tunisi, considerando la Tunisia una priorità
nella sua cooperazione internazionale e offrendo alla Tunisia nuovi crediti
destinati alle piccole e medie imprese. Quali sono gl’interessi economici
dell’Italia in Tunisia?
Coustillière. L’aspetto
economico è uno dei tracciati che possono giustificare l’interesse italiano a
porre la Tunisia fra i suoi partner preferiti. L’Italia infatti intrattiene da
molto tempo relazioni economiche forti con la Tunisia, che generano peraltro
importanti relazioni umane. E, dal momento che operano in Tunisia oltre 50.000
imprese italiane, soprattutto nel settore dell’abbigliamento e alimentari,
queste trovano delle difficoltà in seguito ai vari rivolgimenti che sono
avvenuti in Tunisia dal 2010 ad oggi. Le normative hanno conosciuto cambiamenti
e sono allo stato fluttuante, ed è così che certe imprese italiane hanno
trovato difficoltà con le nuove leggi. A mio avviso c’è un capitolo urgente da
trattare per ristabilire l’accessibilità delle imprese italiane e fare in modo
che esse non tornino in Italia ad ingrossare il lotto delle imprese che si
trovano già in difficoltà con la crisi europea.
Domanda. Perché
l’Italia si rivolge verso la Tunisia più che verso la Libia, che era uno dei
suoi maggiori partner?
Coustillière. L’Italia in
effetti aveva delle relazioni estremamente forti e proficue con la Libia, con importanti
investimenti italiani sul territorio libico e accordi su fonti energetiche.
L’Italia oggi ha bisogno di ristabilire queste relazioni, ma non può farlo
direttamente, causa l’attuale disordine in quel paese. Può essere che Renzi
intenda ristabilirle facendo leva sulla Tunisia che conosce bene il suo vicino
libico? Questo potrebbe aver contato nella decisione del nuovo capo del governo
italiano di recarsi a Tunisi.
Domanda. Le
relazioni tra l’Italia e la Tunisia sono sempre state sul bello fisso?
Coustillière. In senso
generale sì. L’Italia ha difficoltà con la Tunisia quando entra in concorrenza
con la Francia. Evidentemente ci sono stati dei momenti più o meno delicati, ma
non sono mai durati a lungo; e ciò è avvenuto soprattutto quando un uomo
politico italiano, Bettino Craxi, accusato di corruzione, si era rifugiato in
Tunisia negli anni novanta. A parte questi incidenti secondari, le relazioni
bilaterali sono sempre state forti. Le trasmissioni italiane sono molto seguite
in Tunisia, i prodotti italiani sono molto apprezzati dai tunisini e le imprese
italiane s’impiantano sempre più in Tunisia.
Domanda. L’adozione
di una nuova Costituzione in Tunisia può essere un buon segnale per il miglioramento
delle relazioni con l’Italia?
Coustillière. Sì, è un buon
segnale. Se si guardano i paesi del sud del Mediterraneo, ad eccezione del
Marocco e dell’Algeria, che hanno regimi forti e in cui potenze più importanti
dell’Italia hanno già investito molto, tutti gli altri paesi non hanno governi
rappresentativi oppure sono stati costituiti in maniera del tutto contestabile
e rischiamo di delegittimarsi abbastanza rapidamente. La Tunisia era il partner
forte dell’Italia nel Maghreb. La rivolta del 2011 ha destabilizzato questo
paese, mettendo in campo autorità che non erano capaci di dare priorità
all’economia, fino al momento in cui è stata adottata questo costituzione;
quindi la prospettiva che la Tunisia divenga un partner affidabile, credibile e
di fiducia è aperta. Gli italiani perciò percepiscono che il riavvicinamento e
la ripresa dei negoziati con la Tunisia è anche un mezzo per contribuire al
rafforzamento ed alla stabilità del potere tunisino. Peraltro ognuno resta
perfettamente consapevole che sarà necessario superare parecchie tappe prima di
raggiungere una reale stabilità del paese. Essendo uno dei primi europei a
lanciare la scommessa verso la Tunisia, Matteo Renzi ha tutto da guadagnare se
questo funziona.
Domanda. L’anno 2013
è stato particolarmente colpito dai drammi migratori avvenuto nelle acque
mediterranee, particolarmente a Lampedusa. L’espressione “mare nostrum” utilizzata da Matteo Renzi non è un po’
utopistica quando si sa che le relazioni tra Italia e Tunisia possono essere
tese per effetto dell’immigrazione?
Coustillière. Sì, ed è per
questo che l’Italia ha impegnato 73 milioni di euro per aiutare la Tunisia a creare
piccole e medie imprese e sviluppare così posti di lavoro che potrebbero
contribuire a stabilizzare l’immigrazione. In effetti è un compito difficile
per l’Italia e la Tunisia. Ma, a differenza di altre nazioni europee, l’Italia
ha sempre fatto la scelta di una politica bilaterale in questo campo, ancor
prima di pensare ad integrarsi in un dispositivo europeo oppure in dispositivi
come il processo di Barcellona o l’Unione per il Mediterraneo. La questione
migratoria resta uno dei problemi maggiori per l’Italia perché una gran parte
dei migranti passano per Lampedusa. Ma finché non si farà nulla per permettere
alla Tunisia di gestire i suoi problemi di frontiere, sia al nord che al sud,
il problema non potrà essere risolto. Io non sono sicuro che le disposizioni
adottate dall’Italia abbiano effetti positivi fin dal 2014, ma il tentativo
merita di essere fatto. La visita di Matteo Renzi potrebbe permettergli di fare
il punto su questo capitolo di politica estera e al tempo stesso verificare se
i 73 milioni di euro sono utilizzati per una buona riuscita.
Intervista a
cura di Anaïs Lefébure, Jol Presse –
France in http://www.jolpress.com/italie-matteo-renzi-tunisie-article-824677.html
Jean François Coustillière è specialista
di relazioni internazionali nel Mediterraneo, già in servizio nella Marina
Francese ed ora animatore del Centro studi JFC Conseil, dedicato alle questioni
mediterranee e dell’associazione Euromed-IHEDN, sempre attiva su questi
argomenti.
Presentazione
e traduzione dal francese a cura di Silla
Cellino
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