Facciamo seguito a quanto già scritto in precedenza sulle start up innovative. Abbiamo già parlato dell'intervento legislativo, ora vediamo anche alcune schematiche note operative.
L’argomento è la
creazione di un’azienda nuova che abbia, in estrema sintesi, queste caratteristiche:
- deve essere costituita sotto la forma di società di capitali oppure cooperativa
- deve avere come oggetto sociale e come attività prevalente lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti o servizi ad alto valore tecnologico
- la maggioranza del capitale sociale e del diritto di voto in assemblea deve essere detenuta da persone fisiche
- dipendenti o collaboratori, inclusi i soci che prestano attività all’interno della società, debbono essere in possesso, per almeno il 30%, di dottorato di ricerca oppure svolgono un dottorato di ricerca oppure dispongono di laurea con almeno tre anni di attività certificata di ricerca
- devono sostenere spese per ricerca e sviluppo in misura pari ad almeno il 30% del maggior valore tra costo e valore totale della produzione
Le società di
questo tipo si chiamano start-up innovative. Nei loro confronti è prevista
una disciplina di favore in sede di costituzione, riflessi fiscali, costo del
lavoro ed accesso a finanziamenti partecipativi.
- in sede di costituzione, che avviene con assistenza notarile, però in esonero del pagamento dell’imposta di bollo ed altre minori agevolazioni, la società viene iscritta in una sezione speciale del registro delle imprese ed è esonerata dai diritti di segreteria e dal diritto camerale per tutto il periodo in cui è considerata start-up
- in caso di crisi irreversibile della società, essa non può essere assoggettata a fallimento, amministrazione controllata o concordato preventivo, ma solo allo speciale rito della composizione delle crisi da sovra indebitamento e conseguente liquidazione della società
- agevolazioni fiscali riguardano non direttamente la società, ma coloro che con la società operano all’interno: le stock option, ossia azioni, quote o strumenti finanziari partecipativi possono essere emessi anche a favore di dipendenti o collaboratori, ma in questo caso non concorrono alla formazione del reddito imponibile degli stessi
- per l’assunzione a tempo indeterminato di personale altamente qualificato è previsto un credito d’imposta a favore delle società start-up pari al 35% del costo aziendale sostenuto
- per le assunzioni a tempo determinato sono previste particolari modalità agevolative e di estensione della durata o dei rinnovi, in deroga alle normali condizioni previste in materia.
- altre agevolazioni fiscali sono previste per gli investitori, persone fisiche e persone giuridiche, che vogliano intervenire nel capitale delle start up
- sono istituiti portali, ossia piattaforme on-line che hanno per oggetto la raccolta di capitali da destinare al sostegno delle start-up innovative con la partecipazione al capitale di rischio.
Queste in estrema
sintesi le agevolazioni. Parliamo ora di business
plan.
Il business plan
è il documento che sintetizza il progetto. Si fonda, nel caso delle start up
innovative, su un’idea
imprenditoriale coerente con lo sviluppo, la produzione, la commercializzazione
di prodotti o servizi ad alto valore tecnologico. Ha valenza interna, perché
costituisce passo per passo la verifica della validità del progetto; valenza
esterna perché si rivolge ad un complesso di elementi interessati al progetto
stesso ed al suo sviluppo.
Dal punto di
vista interno consente all’imprenditore di conoscere le risorse a disposizione,
ottimizzarle e svilupparle; inoltre contribuisce alla conoscenza degli aspetti
finanziari, alla consapevolezza ed alla gestione dei rischi, nonché degli
obiettivi da raggiungere ai fini dell’economicità dell’impresa. Dal punto di
vista esterno è strumento indispensabile per rivolgersi ai portatori
d’interessi, stakeholder, interni ed esterni.
Quelli interni, per questa fase iniziale, si identificano prevalentemente con
il gruppo promotore, quelli esterni invece sono molto importanti alla luce
della legislazione di sostegno: indipendentemente dall’accesso al credito
ordinario, particolari e favorevoli condizioni sono infatti riservate per gli
investimenti nel settore delle start up innovative, sia a beneficio di
investitori individuali e/o privati sia di organizzazioni di venture capital o di business angels.
Bisogna partire
da quale/i prodotto/i vogliamo realizzare. L’idea imprenditoriale deve essere
ritenuta interessante e deve essere illustrata nelle sue finalità, nei suoi
obiettivi e nelle sue motivazioni in modo chiaro e conciso. Appare superfluo aggiungere
che il business plan deve adattare le proprie specifiche alla tipologia di
prodotto o di classe di prodotti caratteristica dell’azienda.
L’idea
imprenditoriale deve essere posizionata sul mercato possibile. Nel campo dell’innovazione
il mercato può essere costituito dagli utilizzatori professionali oppure diretto
al largo consumo. Si tratterà di fare una scelta che condizionerà le tecniche
di marketing, ma prima si dovrà partire dallo studio dell’ambiente competitivo,
composto da studio della redditività del settore, verifica dell’esistenza di concorrenza
per prodotti analoghi, possibilità d’inserimento del proprio prodotto e
vantaggio competitivo collegato.
L’analisi di
redditività parte in primo luogo dalla rilevazione dei costi per realizzare il
prodotto, parametrata ai tempi necessari per la messa in circolazione del
prodotto e la sua progressiva affermazione sul mercato. Fanno parte di
quest’analisi l’individuazione dei costi per la realizzazione del prototipo e del
successivo prodotto, la definizione di una struttura, organizzativa, produttiva
e di vendita, nonché i costi esterni se
esistenti ed individuati.
Nelle ipotesi di
start-up da considerare in questa sede, si tratterà probabilmente di
un’organizzazione snella, senza particolari costi per impiego di materia prima,
più sbilanciata invece verso costi di natura tecnica e professionale. Quest’ultimo
requisito è importante perché, come detto poc’anzi, le spese di ricerca e
sviluppo debbono costituire una componente essenziale dell’intero costo o valore
della produzione.
L’analisi di
redditività si completa con l’analisi delle condizioni, quantitative e temporali,
in cui il prodotto viene collocato sul mercato e da questo assorbito. Perciò il
business plan deve contenere in via preliminare un piano di marketing che tenga conto
delle condizioni dell’ambiente in cui si opera, della concorrenza e del proprio
vantaggio competitivo se si ritiene che ci sia. E deve esserci, altrimenti non
si comincia nemmeno.
Il piano di
marketing dovrà essere redatto con l’ausilio di professionisti del settore.
Dovrà definire gli obiettivi, stabilire la segmentazione, ovvero la fascia di
mercato di cui vorremo occuparci, il tipo di clientela a cui vorremo
rivolgerci, in termini sia qualitativi che quantitativi, in quale livello del
mercato ci vogliamo inserire di partenza e a quale livello puntiamo ad
arrivare, fatta l’analisi delle nostre potenzialità. Se necessario ricorrendo a
tecniche di marketing mix.
Il business plan
si conclude col piano
economico-finanziario. Il piano, che normalmente deve prevedere un
orizzonte di 3/5 anni è un progetto che illustra la fattibilità economica e
finanziaria del progetto. La fattibilità economica risulta dal confronto fra l’
andamento dei costi e la supposizione dei ricavi, al fine di valutare la
capacità dell’impresa di raggiungere un equilibrio reddituale e di avviarsi
verso un risultato economico positivo, tenendo conto anche dei tempi in cui si
possono raggiungere questi risultati. La fattibilità finanziaria serve per
valutare l’entità del fabbisogno finanziario per l’avvio della start up e la
sua evoluzione nel tempo. Il progetto di fattibilità sia economica che
finanziaria viene elaborato e verificato con la stesura di bilanci preventivi
del breve/medio periodo che dovranno essere assoggettati a periodiche verifiche
ed aggiustamenti.
Tutto questo in
termini estremamente sintetici, a valere per una ipotesi progettuale standard.
Buon lavoro.
23 gennaio 2012
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