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giovedì 4 ottobre 2012

L’avvento di una sinistra laica e riformista sarebbe il massimo, ma è praticabile in queste condizioni?


Il direttore del giornale on-line che ogni tanto ha la gentilezza di ospitarmi, pensalibero.it, mi rimprovera bonariamente che da un pezzo non scrivo più nulla. Mi succede anche per il blog ed ha perfettamente ragione. Ma il problema, oltre una congenita pigrizia, è che non so proprio che cosa scrivere. Mi spiego: non è che manchino nella politica attuale spunti  ed argomenti per costruire su qualche bel commento, il fatto è che manca una direzione da seguire o per lo meno la direzione potrebbe esserci, ma difetta maledettamente di visibilità e di conseguenza di un minimo di seguito potenziale.

La direzione è quella della sinistra laica e riformista. Potremmo aggiungere il termine liberale, se solo sapessi l’accezione in cui interpretare questo aggettivo, visto l’uso e l’abuso che se ne fa, a destra e a manca, quindi può bastare così: laica e riformista. Il che in un certo senso equivarrebbe a dire socialdemocratica, idea che ha vinto nella storia nella sua contrapposizione al comunismo, però mi cascano le braccia quando sento dire che oggi socialdemocratici [socialisti no perché è un termine che olet] sono chiamati Bersani, Fassina, e finanche un D’Alema. Considerazione in più per quanto riguarda Bersani: confondere quel suo bonario populismo per socialdemocrazia mi fa morir dal ridere. E attenzione, chiamarsi o farsi chiamare socialdemocratici è da intendersi in senso europeo, giammai italiano, sennò si potrebbe far confusione con Saragat, dioneguardi.

Alcuni dei problemi dell’area laica e riformista, interna o esterna al pd che possa essere - meglio esterna con questo pd – sono costituiti dal fatto che non ha un leader, non ha una stampa amica, non ha dietro di sé poteri forti, medio forti o nemmeno leggeri che la sostengano. O meglio, almeno un leader potenziale di una certa caratura potrebbe esserci, ma lui dice che dove sta sta bene e non aspira ad altro. Come dargli torto? Ah, per inciso, attualmente dirige un telegiornale.

Sono limiti essenziali per la buona riuscita: lo dimostra la circostanza che altri movimenti di opinione e non parlo di Grillo, anche di origine recentissima, peraltro orientati al centro o al centro destra, che siano di matrice liberale o più semplicemente indistinta, godono di ottima credibilità e addirittura compaiono in alcuni sondaggi con un certo score. La loro forza è nelle idee? Forse, ma più ancora nella capacità di formarsi attorno ad un leader oppure di aggregare interessi, anche legittimi, che in questa Italia contano e rappresentano ancora qualcosa.

Poi di limiti ce ne sarebbero altri, magari più di fondo. Però per come è messa la politica italiana, cominciare a risolvere questi potrebbe anche bastare ed avanzare, per il momento. Sennò non resta che arrendersi alla convinzione che il movimento riformatore in Italia sia rappresentato dal pd, con il rischio di subirne tutte le contraddizioni e con l’unica prospettiva di ridursi a dover dare una mano ad un giovane di belle speranze, dalle proposte talvolta accattivanti, che però si portano dietro il rischio di stupire più che di convincere.

Silla Cellino

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