Mi sento di fare un plauso, soprattutto di natura morale, a Diego Della Valle per la chiamata di responsabilità nei confronti di Moratti e dell’Inter sulla vicenda calciopoli. Del resto la sortita non può essere considerata improvvisa, anche perché si sa che le motivazioni del suo disimpegno personale dalla Fiorentina, più che di quello di Andrea, risalgono non solo all’amarezza, ma anche ai danni possibili d’immagine per lui e per la sua azienda, la quale comunque per sua fortuna ed anche per il suo impegno ha dimostrato di non risentirne. Mi auguro anche – ma questa è solo una speranza da tifoso – che in caso di un andamento anche processuale favorevole che riabiliti la figura e l’operato dei dirigenti della Fiorentina, la famiglia riprenda il cammino già praticato per la costruzione di una realtà sportiva economicamente sana ed anche protagonista a livello nazionale e perché no europeo, come è nelle sue possibilità, vicende della politica e della società locale permettendo.
C’è però un rischio: che attorno alle richieste di Diego si muova il polverone di tutti, dico tutti, coloro che dalle vicende di calciopoli furono colpiti, a cominciare dalla sua massima protagonista. In questo caso l’assunto sarebbe che calciopoli non è esistita, che i motivi ed i fatti che stavano alla base della sua esplosione erano solo fantasia, che si voleva massimamente colpire solo una squadra antipatica a tutti perché era la più forte. Non è vero: e lo sappiamo bene noi tifosi della Fiorentina che, nel nostro piccolo, abbiamo subito danni ed anche onte da questo potentato, probabilmente minori – ma non ne sono sicuro – di quelli che in un’occasione subì l’Inter, ma che nel morale ci pesarono molto, tanto che il velo alzato da calciopoli nei confronti di quel potentato non ci trovò affatto impreparati ad accettarlo come verosimile.
Perciò osservo con diffidenza ed anche un po’ con sdegno l’accorrere di tutti sul carro di Diego e ribadisco con fermezza: manteniamo le distanze.
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