Il calcio di oggi e soprattutto quello di domani è anche bilanci e ricavi. Dico anche, perché la componente emotiva deve rimanere essenziale e questa nel calcio di oggi può resistere solo in compagnia di un certo senso di appartenenza: dei tifosi per la squadra e viceversa. Montolivo è da diversi anni a Firenze, potremmo dire che è maturato qui. Non è ben visto da alcuni settori della tifoseria, ancora non arrivo a capire perché. Non è un fuoriclasse assoluto, come normalmente s'intende, però è uno che quando gioca male è da 6, qualche volta forse 5 e mezzo, ma quando è in palla è tra i migliori in Europa. In più è uno che la sua presenza nel centro campo la fa sempre sentire. Negli ultimi tempi picchia anche abbastanza, segno di maturazione fisica. Visto che ce lo siamo pazientemente costruito, non me ne priverei a cuor leggero. Per sostiturlo poi con chi?
Detto questo posso anche accettare che un giocatore della sua importanza voglia andare da un'altra parte e ci vada, magari dopo che ha valutato bene se nella sua nuova destinazione gli potranno essere assicurati analoga importanza ed il ruolo che riveste a Firenze, cosa non del tutto scontata. Ma la Fiorentina non potrà approfittare della circostanza solo per far cassa, dovrà trovarsi un sostituto che svolga la stessa funzione oppure impostare la squadra ed il gioco in maniera diversa, ma sempre con giocatori che si distinguano per personalità, continuità e leadership in campo. Non ce ne sono molti alla nostra portata, costruirli ex novo vorrebbe dire ricominciare da capo. Questa è anche una delle ragioni per cui considero idiota, diciamo nel senso non offensivo, ma greco e letterale del termine, la campagna impostata da alcuni media locali per trattenere Montolivo fino alla scadenza naturale del contratto.
Io invece penso che sia opportuno pensare di trattenerlo offrendogli però una prospettiva. Se non l'accetta lasciarlo libero di fare come vuole, a patto di fissare un prezzo inderogabile, anche superiore a quei 15 milioni di cui si parla in giro e su questo misurare se i suoi procuratori sono ciò che dicono o ritengono di essere oppure dei quacquaracquà da quattro soldi.
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